mercoledì 25 marzo 2009

Acqua: il costo del fallimento

Sono sorprendenti le dichiarazioni entusiastiche con cui gli organizzatori del quinto forum mondiale sull’acqua hanno commentato le conclusioni dell’incontro che si è tenuto a Istanbul.
I dati di partenza sono agghiaccianti:
- 8 milioni di morti l’anno per carenza di acqua e servizi igienico-sanitari, più di un miliardo di persone con limiti di accesso all’acqua potabile
- 1,1 miliardi di persone senza accesso alle risorse idriche
- 2,6 miliardi di persone con problemi igienico-sanitari
- 3.900 bambini uccisi ogni giorno a causa della mancanza di acqua e dell’inquinamento delle falde.

Le prospettive sono ancora peggiori: secondo l’Onu al 2030 metà popolazione mondiale sarà assetata. L’accordo con i movimenti che chiedono il diritto all’acqua non c’è stato e si va verso una crescita preoccupante dei conflitti per il controllo di una risorsa ormai ufficialmente strategica.
In queste condizioni qua e là ci saranno accordi commerciali che porteranno soldi a qualche multinazionale del settore, ma in generale sembra proprio ci sia poco da stare allegri: il fallimento di un’intesa a Istanbul può portare a conseguenze molto preoccupanti.

Negare un diritto solo per ragioni di soldi è una infamia che dovrebbe non solo farci indignare, ma anche vergognare.
Senza aspirina puoi sperare di sopravvivere. Senza petrolio, oro, riso… puoi sperare di sopravvivere. Senza acqua muori di sicuro e di una morte molto dolorosa. Siamo organismi composti per la maggior parte di acqua. Discutere se l’acqua sia o non sia un diritto è pari a dissertare sul sesso degli angeli. Le risorse naturali sono patrimonio del pianeta e, proprio perchè scarse, andrebbero amministrate con saggezza e responsabilità. Tutti possiamo contribuire a non sprecare acqua inneccesariamente. Si dice che le guerre nel futuro saranno proprio per questo motivo: mancherà l’acqua.

Martina


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